mercoledì 18 dicembre 2013

credere in te è già una partenza.

Caro Babbo Natale,
quest'anno che i Maya dovevano far finire sta per volgere al termine.
No, non è stato bello, e non mi sono accontentata, anche se per qualche momento di questo 2013 sono stata contenta. 













E nelle caselline del mio calendario dei ricordi ho scelto di conservare
* il primo bacio del 1 gennaio
* l'amore sotto le nuvole del messico 
* le cadute sullo snowboard nella neve fresca
* il msg di mio fratello che mi annunciava il suo matrimonio
*  il ballo del mio compleanno
* il sorriso di penelope a pasqua
* il moscow mule dell'inaugurazione a evento caffè
* il pranzo sui rotoloni di carta
* il giorno che ho trovato un quadrifoglio (e un braccialetto di tiffany)
* la traversata a vela nella tempesta
* tutte le volte che ho guardato il mare (e che il mare mi ha guardato)
* la bicilettata in due col tabbozzo
* il culo portafortuna di carlotta (bulldog)
* il volo in parapendio al calare del sole dal monte cucco
* le stelle cadenti shuttle della Turchia
* le nozze di Carla&Carlo
* il babbo che si commuove leggendo una dedica per loro
* ludovico che mi tiene per mano
* la nuccia che ride
* la notte di racconti con alex
* la guinness a temple bar (dopo tanto tempo...), quasi a fare pace.
* l'invenzione del me.lo. secco
* l'alba di atene sul golfo
* i miei cugini nel dolore e nella gioia (nel senso più vero dei termini)
* ogni amico che mi ha confermato che la vita va di m. ma cmq va...
* le mattine in cui la mamma mi ha preparato un caffè
* i camerieri e i cuochi che non mi hanno fatto sentire sola quando l'orologio indicava 17 ore di lavoro

... per il resto come il cioccolatino dell'avvento...
portatelo via come un treno che passa questo 2013...
senza farlo fermare e nemmeno frenare sotto le mie finestre...
e speriamo che il 2014 arrivi su un tram chiamato desiderio :-)

lunedì 28 ottobre 2013

ciao carina. (tu avresti già la battuta pronta per strapparmi una risata)





 Mia zia,


tu avresti già la didascalia divertente sul piatto che gli chef sforneranno in cucina stasera.
tu mi dedicheresti un commento dolcemente sarcastico sulla foto del prossimo fidanzato. (e saresti felice per me se arriverà).
tu mi prepareresti qualcosa di buono come faceva la nonna (tua mamma).
tu mi  mostreresti il tuo orto ligure.
tu mi racconteresti qualcosa sulle storie di famiglia.
tu gioiresti per il prossimo amore di uno di noi.
tu diresti che uno dei tuoi piccoli "voltolini" è una peste.
tu saresti intenta a fare un patchwork di un vaso di tulipani di stoffa (alla van gogh)
tu indosseresti il tuo costume intero per il bagno fino alla boa
(che è un autunno ancora caldo...).
tu posteresti una favolosa cake per tua figlia maga delle torte.
tu scriveresti a qualche parente lontano che porta il nostro stesso nome.
tu accudiresti una rosa...perchè bisogna avere cura per le cose belle perchè restino...
tu guarderesti il mare...perchè aiuta, sempre.
...e poi daresti da bere a qualche pianta di zucca perchè è la loro stagione.

tu mi sussurreresti di asciugarmi le lacrime e andare con un fantastico sorriso ad aprire la porta ai futuri sposi che stasera sono qui per la prova menu, se no pensano che organizzo matrimoni tristi.


...e allora smetto di piangere come una nipote cretina...

e penso che anche tu te ne sei andata piano...
all'ora del caffè (che è una delle migliori) mentre cadono le colorate foglie di ottobre sul lago...
alla stessa età di lou reed, un giorno dopo di lui.
e chissà magari ora i tuoi occhi ridenti e chiari stanno incrociando lo sguardo di lou a suon di chitarra mentre insieme "you take a walk on the wild side".

ciao carina.
 

 

domenica 27 ottobre 2013

agosto 2013 (mamma li turchi 20/08)


cambio imprevisto di autista e ci perdiamo subito nella pianura tra le coltivazioni di melograni. le rovine di xanthos sono bollenti. un buffo autoctono ci conduce tra i resti del teatro, della necropoli, della basilica: sotto ci sono le serre di tabacco e cotone. un succo di ciliegie ghiacciato e si riparte... abbiamo voglia di mare e quindi Patara e la sua lunghissima spiaggia di dune dorate. il gioco delle onde, degli spruzzi, e quello dei nodi. al posto dei castelli di sabbia, qui si usa fare acropoli come quella che emerge oltre le dune. 20 km di deserto senza traccia umana e di vegetazione...lo sguardo gira a 360°. adoro camminare così a piedi nudi...potrei arrivare fino alla linea dell'orizzonte... 
spuntino di borek (buoni!) e lotta nell'acqua. quando il caldo si fa meno torrido ci avventuriamo su un piccolo promontorio da cui si precipita in mare e tra gli arbusti lo sguardo tocca il golfo successivo. la luce è perfetta, il mediterraneo è nostrum. il sole vi si specchia ed assume tonalità rosate. le ombre degli amici. efes e patatine sulle sdraio mentre cala la sera e l'ultimo raggio scompare sulla linea dell'infinito.
tavolata di pesce "da matrimonio" a Kas e giro tra i vicoli...la stanchezza è solo un'impressione. frullato di anguria e nanna nel bungalow di legno sotto una luna piena da cartolina. 

giovedì 24 ottobre 2013

agosto 2013 (mamma li turchi 19/08)

che sonnoooo...ma per questa settimana lo lasciamo da parte.
colazione con vista sul delta e i lici. destinazione gole del saklikent.
il canyon è rocce bianchissime, marmo e fango scuro che usano per scritte "etiche ed ecologiche" sulla parete di pietra. l'acqua è gelata, scarpe e corda, farfalle coloratissime, i blocchi di roccia sono altissimi...attenzione a non scivolare!!!!
i più esperti ci dicono dove mettere i piedi e afferrano le nostre mani...la salita è impervia ma affascinante. la fine è un masso a strapiombo sopra le nostre teste e una cascata...chi vince il premio miss maglietta bagnata??
trote alla brace e tipiche pancake sui cuscinoni ricamati come palafitte sul fiume e poi gommoni dalle tinte accese e pagaia...rafting verso la foce...
la gara si conclude con il ritorno sul pulmino sfasciato stracarico di ciambelle e il divertimento degli schizzi all'ultimo arrivato in un panorama montano che sa di alpi e purezza dove rieccheggiano nella quiete le nostre risate urlate.
per concludere la giornata di real fun...scivolo nella spiaggia dei campeggianti turchi. ci osservano come fossimo extraterrestri folli che giocano come bimbi mentre tra la pineta si solleva il profumo di kftas alla griglia. ceniamo accanto al fiume, le candele, i piatti ottomani e lo scambio culturale di hits musicali col cameriere...alla fine intoniamo anche toto cutugno :-)!

martedì 22 ottobre 2013

agosto 2013 (mamma li turchi 18/08)

ci salutano con un abbraccio i nostri tre cavalieri della "last Choice". ora andremo per terra, senza di loro. arriva il pulmino 16 posti, uno rimane vuoto. direzione Dalyan. sembra di essere in una laguna asiatica: il delta del fiume, il canneto, le piccole chiatte di legno, i ficus davanti all'albergo. sulla roccia intrappolate le tombe dei lici. 
inizio a leggere la guida (sarò la voce non-ufficiale delle nostre gite). la meraviglia e il borbottio del motore, i turchi che ballano sulle altre barchette, le bandiere che sventolano. sulla spiaggia di notte nidificano le tartarughe...noi ci lanciamo in mare accaldati e quasi ci facciamo rapire dalla corrente, forte dove l'acqua dolce si confonde con quella salata...aiuto aiuto, tienimi la mano, non voglio perdermi...
mentre camminiamo sulla sabbia sopra di noi passa una famiglia di fenicotteri, incontro al sole del pomeriggio. sugli argini del river bar e ristorantini...è quasi il tramonto, i melograni non sono ancora rossi, i fichi sono già viola. Kaunos, il teatro, gli ulivi, le caprette che pascolano in quella che fu l'agorà, le colonne cornice del nostro set fotografico. siamo soli ad ammirare questo sito archeologico che fu una città licia e romana. la magia della scoperta. il silenzio del passato.
doveva essere una serata tranquilla...invece all'1 siamo ancora a fumare narghilè...melone o banana?! :-)

martedì 15 ottobre 2013

Mr Coppinger...

...Thank You.

ti ho conosciuto che eri alto circa un metro e di anni ne avevi 4. ora sei diventato 190 cm e la tuà età si pronuncia "thirteen years old" nella tua lingua.
ogni volta che dormo in una stanza con te mi sembra di essere ad un pigiama party per le confidenze che ci scambiamo al buio. hai ancora gli occhi azzurri e profondi come il mare d'irlanda nella sua eterna primavera... i capelli però li hai tinti di rosso e con la tua divisa del fingal college, e i petti di pollo nello zaino per la lezione di cucina, sembri proprio Harry Potter...e so che farai magie.
hai il cuore ingenuo e puro di un bimbo, ma la saggezza di un adulto. ti piacciono le coccole come quando eri piccolo, ma sei più maturo di molti miei coetanei. mi chiedi notizie di un uomo che è uscito dalla tua vita, e desideri che ti racconti di quelli che se ne sono andati dalla mia. (e in qualche modo ci rassicuriamo a vicenda.) la notte passa...ci sono caramelle colorate che rotolano, e risate nel silenzio. ci sono letti a castello per le chiacchiere, cuscini per i sogni, materassi morbidi per le cadute...e la mia mamma che ci sveglia per la colazione. la finestra è aperta (oltre le tue tende che hanno sempre winnie the pooh), il mondo talvolta invece è socchiuso. con le mele del giardino si fa la torta, con un po' di amore ci incamminiamo ognuno verso una destinazione. tu sussurri "love you" ad angela che ti fa da nonna, io ti stampo un bacio sulla guancia e mi commuovo perchè lei è la mia meravigliosa madre e tu una parte di famiglia.

a prestissimo alex, con le tue domande giuste e le risposte della vita.
ti aspetto a milano!
non ho più i pesci a casa, ma ti porto slla neve...
e chissà che magari se arrivi tu, scelga di venire anche babbo natale da noi.

lunedì 30 settembre 2013

Carlo&Carla, 21 settembre 2013



C' era una volta, iniziano le fiabe.
Aprì la finestra sull'antica piscina e i suoi
Riccioli ancora ridono in bicicletta per 
La città. Nessuno è straniero, neanche tra le
Ombre e le luci della foresta nera.

Equinozio di settembre: il sole si inchina.

C' era una volta, iniziano le fiabe.
Accostò le persiane sull'alba del Gran Sasso.
Rime di fata e boccoli all'aria.
Lei scrive e viaggiano le parole
Attraverso boschi e frontiere.

Equinozio di settembre: le nuvole danzano.

C' era una volta, iniziano le fiabe.
Alzò lo sguardo e c'era lei.
Riso, petali e colombe che
Lontano volano via
O forse semplicemente tornano a casa. 

Equinozio di settembre: il vento ci accarezza.

C' era una volta, iniziano le fiabe.
Amore al tramonto in Abruzzo, tra
Ricordi  di aquile e falchi e magia di terre...nuove strade che
Lune e stelle possano illuminare.
Anche noi siamo qui con voi all'equinozio di settembre.
  

giovedì 19 settembre 2013

agosto 2013 (mamma li turchi 17/08)

l'acqua è calda anche alle 8 del mattino. circumnavigo la barca prima di colazione e quando salpiamo...ecco una caretta caretta a sinistra della prua.
mette fuori la testa per respirare.
ultimo viaggio col nostro equipaggio, il golfo di bodrum e le sue isole, le prime case dopo giorni di sola natura. controluce riflessi e pensieri, i mulini a vento in lontananza, il murales di un capodoglio, il faro, il castello, l'attesa in porto, il tempo di una doccia per prepararsi alla serata. l'attracco.
nei vicoli trafficati turismo e souvenirs.
il neon trash delle discoteche locali, coi tavolini nell'acqua sulla spiaggetta brindiamo con una birra (rigorosamente EFES, bicchieri o boccali diversi per lei e per lui).
ultima cena sulla Cotyora, un po' di trucco e via...
la musica dance ci aspetta nei vicoli...
il trenino, i ciupitos, gruppi 1750 e 1751 voglio sentirvi cantareeeeee
e muovervi a ritmooooooo, fino all'alba!
e sui tavoli bianchi balliamo tutta la notte...
c'è chi si perde e chi ritrova la via...
Libertà è sentirsi se stessi
nel silenzio di una baia deserta
in mezzo al grande mare
nel frastuono allegro della riviera tra la folla.

venerdì 13 settembre 2013

agosto 2013 (mamma li turchi 16/08)

alle 6 si accendono i motori, tutti dormono e io in pigiama esco sopracoperta. tira vento e si fa fatica a stare in piedi. mostafa al timone mi sorride con quello sguardo buono da capitano dei mari che non teme tempeste. c'è foschia sulla linea dell'orizzonte, prendo la macchina fotografica e aspetto... il disco infuocato non tarda a comparire nella sua semplice bellezza: rosso. qualche vela solca le onde all'alba, 
mi godo il sorgere del giorno in solitudine e mi riaddormento...
quando mi risveglio siamo in un piccolo porto a fare rifornimento di acqua 
e pane fresco ed è pronta la colazione.
Risaliamo la costa, non si vedono mai case...solo alberi e verde 
e roccette e dietro i monti...
ci fermiamo in una caletta col turchese che abbaglia, il sale sulla pelle, 
l'abbronzatura della tonalità giusta.
raggiungiamo la first choice in una nuova baia. chi legge, chi sonnecchia, chi gioca a carte, chi nuota e ogni tuffo è uno spruzzo e una risata. dopo cena intoniamo le sigle dei cartoni animati, volano gli anni dell'infanzia e le generazioni. 
cristina d'avena sarebbe fiera di noi cresciuti con lei.
dall'altro caicco le voci di una partita a poker, io urlo piano, col silenziatore, 
quando vedo un'altra (forse l'ultima) stella cadente passare...

ps.il cuoco ci ha preparato un dolce al cioccolato, come mio solito ho leccato anche la pentola...buonissimo, sembrava budino!

tragittto cokertme - tekerek.

martedì 10 settembre 2013

agosto 2013 (mamma li turchi 15/08)

colazioniamo attraccati alla banchina e poi qualche passo in mezzo alla civiltà a karaca, ville signorili, il piccolo supermercato, qualche capra che pascola, campanule viola e fichi sulla strada. in navigazione ci accarezza eolo (insieme a nettuno il mio dio preferito). nella baia di ferragosto a tuzla battaglia navale tra risate, attacchi, affondamenti, lanci di gavettoni e di pomodori marci, sequestri di canoe. si chiacchiera in costumee poi tutti seguiamo paolo tra la macchia alla scoperta di una spiaggia selvaggia di acqua caldissima. scogliere e sabbia fine: sembra l'irlanda. il gioco dei nodi, mani che intrecciano mani, per asciugare i corpi all'aria ventosa...il sole comincia a scendere...è l'ora dell'aperitivo...torniamo ai caicchi. stasera si fa festa, balliamo a piedi nudi, nel golfo risuona la nostra musica, si divertono anche gli equipaggi: ritmo, sorrisi, raiki e vita che danza. ognuno il suo passo. la luna si fa arancio e va a dormire piano.

agosto 2013 (mamma li turchi 14/08)

sono le 7,30 quando sara ed io ci regaliamo il primo sorriso in cabina.
ci buttiamo dalla scaletta come sacchi di patate. essere pesce quando il mediterraneo è liscio e placido, trasparenza e immensità. salpiamo dopo colazione: yogurt, miele, uova strapazzate...e l'immancabile feta con olive.
isolotti, cormorani e un misuscolo faro. l'isola di cleopatra, la spiaggia di sabbia, il tempio di apollo tra ulivi ed eucalipti e il resto della civiltà che fu. via al secondo book fotografico ;-). la convivialità del mezzogiorno ha il gusto di fagiolini verdi, riso bianco&giallo e spezie del sud, un po' arabe e un po' europee come questa terra.
il pomeriggio vicino al porticciolo è dedicato alla pesca dei polpi (buffi loro e l'inchiostro nero come arma). ma quando il bottino è arrivato a cinque, l'equipaggio decide di lasciarli tornare al loro mare...
notte di ferragosto col tender su quest'acqua piatta e scura illuminata da uno spicchio di luna e dalle luci sugli alberi delle barche, come se tutto fosse sospeso, come se fossimo in un'altra dimensione nel tempo e nello spazio. solo i versi delle ocheinterrompono il silenzio.
sotto il pergolato mojito con pesto di menta per tutti, ciascuno la sua cannuccia. rientro a bordo per il gioco della torcia con andrea e qualche stella cadente che fa l'inchino davanti al mio sguardo ammirato.

venerdì 6 settembre 2013

agosto 2013 (mamma li turchi 13/08)

alle 6 del mattino si leva l'ancora e si accendono i motori, ma ho troppo sonno per alzarmi. 
quando mi sveglio siamo già in un altro paradiso: seven island. il chiarore del mattino accompagna il primo tuffo prima del caffè, l'acqua è una tavola, la libertà è una condizione dello spirito che qui ed ora ritrova la sua armonia. ognuno ricarica le batterie, ma non quelle dei cellulari, loro per qualche giorno li lasciamo spenti, il mondo che ci basta è tra le onde, su queste assi di legno che percorriamo a piedi nudi.
In una caletta, il mare è ancora più turchese e cristallino...un piccolo boschetto di aceri, l'odore dei peperoni cucinati su un altro caicco (noi oggi abbiamo i fagioli nel menu, in navigazione ho aiutato il cuoco a prepararli). ci spingiamo due passi più in là per ammirare tutto dall'alto, tra l'alloro e i pini, i colori e i profumi. i ricci luccicano tra i sassi, noi facciamo qualche bracciata ancora fino al lato opposto della baia.
la nostra tavola sa di melanzane, cipolle, finocchietto, prezzemolo...tutti seduti attorno, ognuno con il suo piatto. condividere è il mio verbo preferito. giro con la canoa, furto della torta di carote ancora calda, i racconti dei paesi visitati, la cartina geografica che ciascuno vorrebbe tracciare. si riparte verso l'english harbour...sembra un lago del maine, la pace esiste.
aperitivo di birrette e patatine sotto i due alberi come gli antichi greci o ottomani o persiani... ognuno dica la sua ed è risata generale!
primo set fotografico e poi sotto le stelle il gioco dei versi degli animali...ma c'è sempre tempo per una canzone che piaccia al manto celeste...
così...da lassù...eccolaaaaaaaaaaaa. (grazie pupo.)


giovedì 5 settembre 2013

agosto 2013 (mamma li turchi 12/08)


lasciamo la folla del porto verso il BLU e la costa è verdeggiante, soffia il vento in mare aperto e tra gli scogli. ovunque si vede il fondale. il sole è caldo a qualsiasi ora del giorno. ci spalmiamo la protezione e tutti sui cuscinoni a prua, sdraiati.
a poppa si pranza e si cena alla maniera turca: verdure, boulgur, olive...
chet il cuoco, mostafa il capitano, ildrim il mozzo (e una maglietta indimenticabile).
poi ci siamo noi, due barche, un'italia intera, quasi tutto lo zodiaco, terapia di gruppo/i.
dopo esserci saziati di pesce fritto e vino bianco sotto la luce soffusa, tutti occhi all'insù a guardare le stelle. la luna è già tramontata. nella baia, dove sulla spiaggia avevamo avvistato anche una murena, tutto tace, persino le cicale. si sentono solo le nostre voci e i desideri espressi in silenzio ad ogni stella cadente avvistata. il gioco delle vocali  e quello del jukeboxe (ogni parola una canzone...) e gli shuttle dalla lunghisssssimaaaa scia. il cielo è magico, lo spettacolo garantito.

Pupo canta "su di noi nemmeno una nuvola". persino le lacrime sono lontane: è tutto un infinito ridere.

la nostra rotta: bodrum_ orak island _kargili





agosto 2013 terza tappa (mamma li turchi 11/08)



Appuntamento al terminal 1 di malpensa. Su un trenino una ragazza legge il suo libro, dietro di me…più tardi scoprirò che è chiara.. verso una nuova avventura, col mio bagaglio di aspettative ma anche con l’anima tranquilla. gli scossoni del cuore l’hanno ferito, ma non inaridito. Sono ancora la solita nene dalla risata rumorosa. Comincia il viaggio, il volo e anche le conoscenze….rivelarsi agli altri ci fa sentire meno soli e forse ognuno sta fuggendo da qualcuno o qualcosa o verso qualche cosa…e qualche dove.
La turkish airlines ci dà il benvenuto, lo scambio di impressioni ed espressioni tra i partecipanti, bodrum con l’aereoporto e le luci e le musiche assordanti del turismo, la stanchezza e l’afa. Ballo tra i pali (o rami d’albero), mando giù gli shots di superalcolico (ma che cos’era?!) e partecipo al lancio di ceci e pop corn con la mary poppins senza ombrellino e il gruppo “da milano”.
Il caicco è ormeggiato davanti alle disco… io e sarina crolliamo quando la musica sta quasi finendo nella nostra suite e sorridiamo dei 1750 e 1751 amici/nemici. 3 ore di sonno e la campanella della colazione.

Siamo già al 12/08.

agosto 2013 (seconda tappa, ritorno al mar ligure).


stazione di rogoredo.

milano, mercoledì 7 agosto, ore 7.34, il regionale che porta in liguria.

senza rimorsi, così (quel che è stato e quel che sarà) e le fermate della riviera.

la nuccia e la lella sul binario ad albenga come quando ero bimba, mi tengono per mano e mi portano a veder il mare. fa casa essere coccolata anche a questa età (la mia). i temporali scaricano energia, l'aria è umida, sopra di noi le torri medioevali, sdraio e ombrelloni colorati, la farinata in osteria e le zucchine trombetta in cucina. questa ragazza di 86anni col suo cappello di paglia lilla e il vestito della festa (quale collana mi metto?). il balcone per le favole della sera, la sua cura... e la sua prima estate senza beppe dopo averlo vissuto e amato per più di mezzo secolo. chissà che senso fa. sono ancora la sua "bambina" e ci smezziamo del vino bianco fresco. le piacciono da sempre i fiori e li conosce tutti, l'albero del pepe sa di esotico. mi saluta col fazzoletto e il sorriso, gli occhi turchesi della lella accanto bisticciano col suo sguardo ma con affetto.

con la focaccia nel cuore e il treno che costeggia i sogni perduti riparto...la prossima tappa mi attende.



PS (ho rivisto anche diano...e sara, c'è sempre un caffè che sa di dolce e un respiro che fa fatica, ancora.)

agosto 2013 (prima tappa, destinazione val di non).

...una stazione.
Il viaggio inizia con un treno sul binario in una milano d'agosto, il 3.
L'afa di pianura e il vagone pieno di storie, turisti, uomini, sudore, partenze.
a verona con la sua guzzi mi aspetta franco. indosso il casco e via...sotto il sole tra i sentieri della valpolicella e i suoi racconti d'infanzia. di nuovo passeggera su una moto. la libertà attraverso le colline e i ricordi, le vigne, il bicchiere al baretto. i monti lessini sono ondulati e tortuosi, la sosta per il pranzo al rifugio e la discesa tra le curve fino ai filari di uve trentine per poi risalire tra le mele, una birra fredda e la val di non.
senza giubbino e senza tartaruga, ma nessuno mi sgrida ora... e riconosco a sarnonico la casetta di marzia e davide che domina il paesaggio. 
ci sono persone che non incontri e non senti per lunghi mesi...ma con cui la quotidianità è subito famigliare. il fuoco della griglia, l'odore del bosco, il caffè davanti all'orto, la gita al lago di tret, l'acqua ghiacciata in cui nuotare, le montagne attorno.
sedersi su un'altalena...e lasciarsi dondolare...
l'amicizia delle confidenze, delle frittelle con zucchero e marmellata di lamponi, dello scampanellio delle mucche. il verde dei prati, la cena sotto un diluvio veloce sorseggiando gewurtztraminer nel ristorante più bello. (tartare di capriolo con salsa ai mirtilli e canederli di grano saraceno coi finferli). il paese con la processione dei mestieri e lo spettacolo dei saltimbanchi: è l'estate dei 33...
la radler del pomeriggio, il tramonto al di là delle cime, il divano della sera con il taglialegna, la grappa e lo chef rubio.
la stazione di mezzocorona al mattino presto, il saluto con marzia (che noi il profumo dei tigli ce l'abbiamo dentro.)

milano che è un po' più vuota, l'asfalto e questa città che è sempre un po' mia...
alla triennale c'è un'installazione che riproduce il movimento delle nuvole. che arrivano e poi passano, che non smettono di correre e andare...perchè chi si ferma è perduto.

mercoledì 31 luglio 2013

questa volta non ho vinto il concorso e allora ecco a voi...IL SECONDO CAFFE'.



Il secondo caffè era quello più amato da Nenè. Aveva un aroma diverso, sapeva di cannella, di condivisione, di domani…e un po’ anche di oggi. Non era né dolce né amaro, era quello del Buongiorno con gli occhi già svegli.

Nenè attendeva i clienti dietro il bancone di legno di rovere, costruito dallo stesso artigiano delle barche a vela nel porto, coi riccioli sempre scompigliati e il sorriso fiero. Si sentiva l’odore del mare arrivare e il vento faceva ondeggiare le foto di ricordi appese all’albero di limoni all’ingresso. Si ascoltavano i treni passare, che erano solo dall’altra parte della strada, e chissà chi e dove portavano, ogni tanto lei se le immaginava le storie dei viandanti e dei viaggiatori che si fermavano per un caffè, e qualche volta osava…e gliela domandava, la loro storia.

L’alba era uno dei momenti che preferiva, parcheggiava la bici, prendeva la sua tazzina, un cucchiaino di zucchero di canna e si sedeva per qualche minuto ad osservare il profilo del mondo davanti a sé. Le luci dei pescherecci rientravano a casa e lei lo pensava. 
Era partito sette mesi prima in una sera come le altre, dopo un bacio che sapeva di ultimo caffè insieme.

Era stato con lei l’inventore di quel luogo, e in cucina preparava innumerevoli creazioni al sapore di quell’ingrediente di origine tropicale che gli arabi chiamano qawha. Tiramisù al cappuccino, baci di dama con crema di miscela liberica, spuma di excelsa con granella di pistacchi, gelato di caffè di Porto Rico con panna fresca e scaglie di cioccolato …il menù variava a seconda dell’estro dello chef, ma non mancavano mai dei biscotti a forma di stella che si narrava fossero fatti con della polvere di Kopi Luwak. Nenè ne metteva uno in ogni piattino assieme al caffè, puro, macchiato, o corretto che fosse, era il suo grazie e il suo modo di strappare un istante di meraviglia alle persone. Quando lui se ne era andato lei si era sentita così triste e sola che non aveva bevuto caffè per una settimana, ma non aveva smesso di prepararne per i suoi clienti. Era una cura anche quella: il profumo della macinatura che riempiva la sala e i passanti che entravano per il rito più italiano e più comune: il secondo caffè (o terzo, quarto, quinto…).

“Ti va un caffè?” è la frase di un primo appuntamento, di una riunione di lavoro, di una colazione tra amici, di una madre al figlio, di un pranzo della domenica, di due sconosciuti o di due innamorati…e Nenè esaudiva quel desiderio e quell’invito. Aveva incontrato mani, sguardi, bocche, uomini, donne… e per ognuno era stato un caffè diverso. L’acqua, l’aria, il momento, la circostanza, l’avevano reso tale e unico. Le piaceva questo gioco del caffè, corto, lungo, con latte freddo, caldo, con crema al gianduia, panna montata, bastoncino di zenzero candito: abbinamenti di gusti, stili e caratteri. C’erano sfide che vinceva e sfide che perdeva, di alcuni leggeva il fondo, di altri no. C’erano caffè doppi e caffè ristretti così come i cuori dei suoi ospiti (come amava definirli).  

Lui era rimasto stupito dalla passione di Nenè per il caffè quando l’aveva conosciuta, e si era innamorato di lei al loro secondo caffè, in una mattina di primavera. Da allora il secondo caffè lo bevevano sempre insieme, che fossero al Caffè, a casa, in un bar sulla spiaggia o in giro per il pianeta. La notte invece, quando chiudevano la saracinesca del locale, sorseggiavano una birra artigianale con le note del caffè di Anterivo (bevanda del Trentino che deriva da un lupino dalle foglie pelose) sull’altalena, coi piedi sulla sabbia, dondolando i pensieri e le parole davanti alle galassie. Se erano fortunati faceva loro l’occhiolino anche la scia di una stella cadente. Quel posto era un crocevia di gente, sogni, misteri, realtà strambe e avvenimenti buffi. Era il Caffè di Nenè.

Il lunedì era dedicato alla scuola di pasticceria, sulle assi di ciliegio sistemate sui cavalletti gli “apprendisti” si cimentavano nelle tecniche e nella produzione dei dolci, dando sfogo alla fantasia e all’allegria per impastare le mani e le ansie della vita in qualcosa di soffice, morbido, croccante o sbricioloso.

Ogni mese c’erano nuovi studenti che per quattro lezioni si scordavano di quello che esisteva al di fuori della classe ed erano conquistati dalla storia del caffè e dalla magia di farina, zucchero, latte, uova, frutta secca, cacao…mattarello, frusta, frullatore. La musica degli attrezzi e delle dita mischiava grammi di ingredienti a decilitri di pazienza e bontà.

Era giugno, il disco di fuoco nel cielo si addormentava con calma e irradiava l’ambiente fino a tardi mentre Nenè aspettava i suoi scolari con un vaso di ciliegie e i grembiuli da distribuire. Da quando lui non c’era più, lei aveva assunto anche il ruolo di insegnante. Teneva un diario con tutte le dosi e le ricette, le nuove invenzioni e i racconti degli aneddoti legati ad un secondo caffè dei partecipanti alla scuola.

Quella sera iniziò Viola a cimentarsi con una mousse e a narrare di sè. Era chiamata così perché aveva una voglia a forma di fiore (una viola) sulla caviglia poiché sua madre adorava le viole del pensiero.

Viola nella sua vita aveva fatto tutto all'incontrario. A partire da quando era nata. Tutti i neonati appena vengono al mondo piangono, lei no. Lei nel momento in cui la sua testolina sbucò fuori dal ventre materno rise. Rise così forte che tutti scoppiarono a ridere, contagiati. Chi la ascoltò, paragonò la sua risata a quella di sua madre. Rumorosa, piena, luminosa. E forse era vero.

Viola era piena di boccoli e con due occhi grandi e profondi che incantavano...e che non sapevano piangere. Quando era piccina suo padre per farla addormentare cantava e accompagnato dai tasti del pianoforte creava rime e poesie e Viola rideva. Per lei avrebbero dovuto inventare un dizionario della risata, perché lei sapeva ridere in un milione di sfaccettature differenti e in tutte le lingue possibili. Ridere è un atto e un linguaggio universale. Lei comunicava con tutti e così. Fino a quando...imparò anche a piangere. Accadde il giorno in cui suo padre se ne andò. Non è che andò lontano, ma non era più lì. Non è che uno deve andare molto lontano per essere lontano, semplicemente non è con te, o se c’è è come se fosse distante chilometri. Successe mentre Viola beveva il secondo caffè della sua giornata. Viola imparò a piangere così. Sentì dentro la solitudine e la malinconia, prese la moka, il barattolo di arabica nella credenza, la bevanda scura e calda venne in superficie borbottando...e le lacrime iniziarono a scorrere, prima piano e poi più veloci e i suoi occhi divennero ancora più belli, come le violette tra l'erba, al mattino, quando la rugiada le sfiora e il sole si risveglia. Da quel giorno ogni volta che Viola desiderava piangere si preparava un caffè…e imparò che piangere era meraviglioso quasi quanto ridere. Significava libertà. Alla lezione di pasticceria quella sera Viola creò una mousse con caffè marrone dell’Isola della Riunione, latte di pecora e anacardi caramellati. E rise.

Dopo di lei fu Carlo a descrivere il suo celebre secondo caffè. Era uno spirito errante, aveva percorso i continenti con la voglia di scoprire sempre qualcosa di nuovo di se stesso e di quello che lo circondava, ma non si era mai dimenticato da dove veniva e portava con sé la polaroid di sua sorella scattata allo stadio per una finale della loro squadra. Dovunque era stato aveva sempre cucinato il loro piatto favorito (se riusciva a recuperare gli ingredienti): risotto allo zafferano, o semplicemente giallo come lo definivano da piccoli.

Era stato in Africa, nelle piantagioni della Tanzania, a conoscere le popolazioni locali per le sue ricerche di antropologia e in un pomeriggio in cui a sud dell’equatore l’orologio sembra avere le lancette immobili, aveva incontrato un bambino di 7 anni che correva dietro ad un pallone. Si chiamava Simba, come il re leone, con la pelle color caffè e lo sguardo penetrante. Avevano giocato a calcio insieme senza parlare e poi Simba aveva preso per mano Carlo e l’aveva condotto nel suo villaggio, l’aveva fatto accomodare nella sua casa di rami e pietra e mentre il sole calava gli aveva offerto il secondo caffè, nero e puro, quasi acidulo e gli aveva sussurrato “rafiki”, “amico” in swahili. Quella sera di quasi estate da Nenè, Carlo infornò una torta squisita con cioccolato salato, crema al caffè dai chicchi rotondi e pistilli di zafferano a decorarla.

Fuori dalla stanza c’era odore di temporale, le persiane sbattevano, nuvoloni cupi si avvicinavano e Nenè decise di aprire la sua scatola del passato con uno dei suoi secondi caffè.

Pia se ne era andata sottovoce in un gennaio di neve anche sulla costa, quando i fiocchi ghiacciati si tuffano leggeri nell’acqua marina. Si era addormentata, per sempre, al suo secondo caffè, seduta al tavolo della colazione, accanto alla sua poltrona rossa e al quadro che aveva dipinto con un paesaggio invernale. La tazzina era rotolata, sporcando di caffè la sua mano. Se ne era andata lasciando non un vuoto incolmabile, ma uno spazio pieno di ricordi, sensazioni, sorrisi e profumo di caffè. Era la nonna di Nenè e possedeva la sua stessa pazzia buona, quella che fa perseguire le strade non ancora tracciate, quella che fa credere nei sogni possibili, perché di impossibili non ne esistono, quella che l’aveva convinta ad aprire quel Caffè, a seminare il gelsomino, a rispettare l’amore e ad essere fedele con se stessa. In eredità tra le latte di caffè e le cartine geografiche che collezionava di ogni luogo della terra dove si coltivasse caffè, aveva trovato una ricetta e una dedica. La nonna Pia beveva solo caffè di Giava, delicato e raffinato, come lei, amava i petali delle rose e i frutti delle fragole e come nei cruciverba incastrava questi elementi nel suo dolce preferito.

Quella sera Nenè si esibì in una frolla al caffè con spuma di fragola, scaglie di mandorle e liquore alle rose. I fulmini squarciavano la notte, ma Nenè non aveva paura, cucinava insieme ai suoi alunni e ai romanzi sul caffè che ognuno di loro si teneva stretto.

Quando la lezione terminò, restò sola a pulire e sistemare il frigo e le pentole, le bacinelle e i taglieri sparsi qua e là. La pioggia batteva a ritmo sui vetri, era quasi una melodia di tamburi e lei si mise a ballare, con le palpebre chiuse. L’aurora arrivò prima del previsto ed era tersa e frizzante. Il mare era piatto e calmo, i gabbiani volavano bassi sulla superficie, Nenè si incamminò sul molo e immerse il primo piede…poi nuotò fino alla boa. Sarebbe stata un’altra stagione, più difficile forse, ma non meno bella. Non era spaventata, era in attesa dgli scherzi del futuro e delle sorprese del destino.

Quando rientrò al Caffè, le sue guardie del corpo, come le piaceva nominare barista e cameriera, stavano già cuocendo croissant e piccoli muffin. Era il momento ideale per il primo caffè.

Un vagone merci sferragliò a pochi metri da lei, e il rombo di una moto si confuse con lo scampanellio della bicicletta del ragazzo che recapitava i quotidiani.

Quando lui entrò Nenè era di spalle, si tolse il casco che gli nascondeva i capelli, si avvicinò al bancone e appoggiò un bacio di dama accanto alla zuccheriera. Era un bacio con farina integrale e fondente aromatizzato al kona, caffè delle Hawaii. Il bacio che lei desiderava. Lei si voltò al suono della voce di lui che ordinò: il secondò caffè.