sabato 13 giugno 2015

Tutto iniziò alla corte di Giorgio IV.


Mi hanno sempre affascinato i cappelli...
perchè proteggono le teste che racchiudono i pensieri, i sogni, le fantasie, le idee...
Un illustre chef francese nel 1823 vide indossare da un suo aiutante una toque blanche e da allora il copricapo, un po' floscio, gonfio, e con pieghe, bianco è divenuto il simbolo dei cuochi. Ognuno ne ha uno, semplicemente unico, per come lo porta, per l'inclinazione, la volta, lo sbuffo, il disegno che crea sulla testa. E' un segno distintivo, nessun cuoco l'ha uguale ad un altro (anche se non ci nasconde sotto un topo). Anche da lontano, anche nella penombra, i cuochi che ho incontrato, quelli delle cucine in cui vivo e ho vissuto (e quelli che amo e ho amato) li riconoscerei sempre dal cappello. 
C'è chi ha il vezzo di un pittore, chi lo tiene enorme come una mongolfiera in volo, chi gli da la forma di una nuvola, chi lo fa muovere come la vela di una barca, chi lo fa cadere a sinistra e chi a destra, chi lo sistema a mezzaluna, chi come il sole a mezzogiorno...
chi lo desidera verso l'alto, chi piatto come la chiglia di una nave, chi ci sistema sotto una montagna di ricci e di capricci, chi fa fuoriuscire un capello dispettoso.
Credo talvolta che ogni cappello viva di vita propria, amico insostituibile di ogni chef (piccolo o grande che sia), con cui condividere anche i silenzi tra i fornelli, i fumi, i vapori, le macchie di cibo, le ricette studiate e quelle immaginate.

Ho appena tirato fuori candido un cappello da cuoca dalla lavatrice, 
ci siamo strizzati l'occhiolino senza dirci nulla. 
profuma di buono e chissà quanti segreti cela e quanti me ne rivelerà.

Marie-Antoine Careme scelse nel 1823 un nuovo inseparabile buffo compagno di vita alla corte del Re. Un capplelo bianco.
Merci Chef 
(in fondo ho sempre cercato anche io una persona che lo portasse sulla testa, 
e ho scelto di mettermelo sempre sul cuore il suo cappello.)