lunedì 28 settembre 2009

sposi.

come direbbe mamma "non è facile",
come canterebbe il babbo "lui è la mia porta sul mare"
come ho letto in un libro...
"mi sento come le comete di chagall, stella che diventa sposa."

giovedì 3 settembre 2009

little miss laugh




Questa è una storia. Parla di una bimba...che divenne donna. Il suo nome era Viola, perchè aveva una voglia a forma di fiore (viola) sulla caviglia. Si narra perchè sua madre adorasse le viole del pensiero.
Viola nella sua vita fece tutto all'incontrario. A partire da quando nacque. Tutti i neonati appena vengono al mondo piangono, lei no. Lei nel momento in cui la sua testolina sbucò fuori dal ventre di sua madre RISE. Rise così forte che tutti scoppiarono a ridere, contagiati. Chi la sentì, paragonò la sua risata a quella di sua madre. Rumorosa, piena, luminosa. E forse era vero.
Viola era piena di riccioli e con due occhi grandi e profondi che incantavano...e che non sapevano piangere.
Quando era piccina suo padre per farla addormentare cantava, non solo cantava, creava musiche e parole per lei, rime e poesie. E Viola rideva...e poi sognava nel sonno.
Sua madre le insegnava l'arte di amare, suo padre a conoscere il mondo degli esseri umani...e Viola imparava e rideva. Per lei avrebbero dovuto inventare un dizionario della risata, perchè lei sapeva ridere in un milione di modi diversi e in tutte le lingue possibili. RIDERE è un atto e un linguaggio universale. Lei comunicava con tutti e così. Fin quando...imparò anche a piangere.
Accadde un giorno strano, il giorno in cui suo padre se ne andò. Non è che andò lontano, ma non era più lì. E non è che uno deve andare molto lontano per essere lontano. semplicemente non è con te, o se ci è è come se fosse distante chilometri, pianeti, galassie. e come successe?
Successe in bicicletta. Viola imparò a piangere su una bici. Sentì dentro la tristezza, prese la bici e nel vento e contro vento...le lacrime iniziarono a scorrere, prima piano e poinpiù veloci. E i suoi occhi divennero ancora più belli. Come le violette tra l'erba, all'alba, quando la rugiada le sfiora e il sole si sveglia.
E da quel giorno ogni volta che Viola desiderava piangere prendeva la sua bici e correva...e piangere era meraviglioso quasi quanto ridere. Significava LIBERTA'.
Viola così cresceva, sempre ridendo e facendo ridere...aveva la stramba idea di "salvare" il mondo, con una risata. Si innamorava Viola, cadeva dalla bici e poi ci risaliva. qualche volta si faceva male...ma poi passava.
Finiti gli anni della scuola e dell'università Viola realizzò uno dei suoi sogni più grandi. Iniziò a fare bolle di sapone dalla finestra della più importante associazione della città, nella piazza più importante della città. E si sa che le bolle di sapone fanno ridere. Così quella divenne una seconda casa, di quelle piene di inquilini diversi che ognuno a suo modo provano a salvarsi e a salvare il mondo. E lei si sentì "salva" almeno per un po'...perchè forse salvare il mondo da sola era cosa ardua, ma con una risata delle sue, magari quel luogo e i suoi abitanti...li poteva aiutare a salvarsi. Altri andarono lontano. Ma non è che uno deve andare lontano lontano per essere lontano, semplicemente non è più alla scrivania accanto alla tua. E' ad un'altra scrivania.
Viola ridendo e pedalando la sua vita attraversava. C'erano giorni di sole e giorni di pioggia.
Ci furono amori che andarono lontano e altri che semplicemente erano lontano. Nel tempo e nello spazio.
E all'improvviso uno di quei giorni in cui il cielo è blu accecante Viola decise che avrebbe portato la sua risata lontano. E partì. C'era vento dove arrivò e una bici...così lei la prese perchè aveva voglia di piangere...e si fermò ai piedi del ristorante più bello del villaggio e chiese se qualcuno desiderava ascoltarla RIDERE. lei sapeva ridere, anche in un paese straniero. Era il suo dono. E le disserò di sì.
E accadde qualcosa di magico...un uomo che non sapeva piangere la sentì ridere e si commosse. E Viola pensò che forse a quell'uomo lei avrebbe insegnato a piangere per curare tutte le sue ferite, perchè le lacrime devono essere versate e poi asciugate con le risa...perchè il cuore possa tornare leggero e gli occhi lucenti. "Salvarlo" in qualche modo era il nuovo sogno di Viola.
Così lo prese per mano e gli sussurrò: vai, pedala...finchè sarai stanco di piangere e ti verrà da ridere. Io ti aspetterò. La bici ti riporterà da me, sarà il suono della mia risata a non farti perdere anche se sarai lontano.
Lui salì sulla bici e corse...lontano...e scese la prima lacrima. bellissima.
E Viola? Viola RIDE, RIDE ancora, RIDE sempre.