mercoledì 22 ottobre 2014

un acrostico al caffè (continua...)


...(continua)

Ordinò il suo espresso schiumato con polvere di cannella e si sedette accanto a quell’artista dallo sguardo intenso quanto il sapore dell’arabica. Era concentrato nella sua opera in bianco e nero, Matilde, che era un po’ impertinente e un po’ coraggiosa, non resistette a parlare: “Ciao, perché due tazzine da caffè?...comunque sembra che dal foglio ne esca anche il profumo, anche l’atmosfera…due sconosciuti che aspettano un treno sorseggiando la bevanda scura della “scusa” e della condivisione. Scusa ma non riesco mai a tenere la bocca chiusa e creare storie intorno alle cose che accadono”. Lui sollevò gli occhi e le sorrise nemmeno troppo stupito. “Ciao, mi chiamo Daniele, odio le attese e quindi mi invento sempre un modo per passare il tempo e per cogliere il momento con uno schizzo…è un po’ come una fotografia.” Matilde aveva incontrato qualcuno con la stessa sensibilità un po’ folle e un po’ curiosa. “Ma perché due tazzine da caffè?”.

“Perché attorno a due tazzine da caffè avviene il mondo!” rispose lui.

Il rumore del ferro sulle rotaie e delle chiacchiere della gente sembrava solo un sottofondo senza senso, Matilde osservava quell’uomo che muoveva la china come se componesse una musica, che  e tracciava i contorni di un momento di vita vera, e le venne spontaneo chiedergli “Che treno stai aspettando? Io vado a Milano…verresti con me a disegnare i caffè della città? Io adoro il caffè per quello che rappresenta e oggi ho deciso di fotografarlo! Fotografare non è un gesto di pura tecnica, bisogna cogliere la poesia che sta davanti all’obiettivo, interpretarla, darle voce o darle silenzio.” L’altoparlante interruppe la risposta: regionale per Milano sul binario 3. Daniele chiuse l’album e con un cenno invitò Matilde a seguirlo. Salirono insieme sulla carrozza numero 7.

...continua...