lunedì 23 ottobre 2017

la voce della megattera.


il sudore della rugiada era salato quel mattino. anche le lacrime di chepe avevano il sapore di sale, ma erano generate da una risata. i cristalli microscopici di cloruro di sodio sulla sua pelle dopo i tuffi avevano una struttura geometrica quasi perfetta. non c'era un soffio di vento, l'autunno era arrivato silenzioso più del solito, per non farsi notare e per non farci arrabbiare. Due corvi neri lucenti, come il colore del principio delle cose, volavano a bassa quota sopra le rocce di quarzo. tutto era immerso in un respiro calmo. 
Sott'acqua, tra le trasparenze, il mare scriveva i suoi racconti per chi li sapeva leggere. 
a prua della barca di chepe, matilde si esercitava a imparare i nodi marinari con le corde, quell'estate era stato il suo gioco preferito: gassa d'amante, nodo savoia, nodo di tonneggio, nodo zeppelin... che cosa buffa i nomi dei nodi, un po' come quelli che si danno ai legami e ai sentimenti. lei spesso ne inventava di nuovi anche per questi. per poter comunicare e per potersi comprendere si usano rumori, canti, versi, parole, lo fanno i cetacei e persino le persone. e spesso le balene hanno un'intelligenza emotiva superiore agli esseri umani. 
l'ancora si era incastrata fra i sassi e così chepe si rimmerse. tra gorgonie gialle e rosse, spugne e nuvole di anthias chepe cercava di sbrogliare l'ancora...e d'improvviso lì sotto nel grande blu sentì un richiamo... si guardò intorno ma non c'era nulla, e sopra solo l'ombra della chiglia della sua barca. era un suono d'amore, era un suono sospeso, era una voce. 
la voce della megattera. 
percorrendo le bolle, il plancton, le onde, le particelle di mediterraneo... era giunta al suo orecchio. si bloccò affascinato.
matilde sopra la barca, con il sole in faccia, fu attirata dal planare strambo di un corvo che si posò accanto a lei curioso e sembrò indicarle di osservare l'orizzonte...sulla linea sottile del mare, ad una distanza indefinita che sapeva di infinito, i suoi occhi piccoli per la luce forte la scorsero, la pinna della megattera, la sua "Grande Ala". matilde spalancò la bocca, ma non le uscì alcuna sillaba. solo meraviglia. 
chepe riemerse a galla, si guardarono e senza dir nulla si sorrisero. 

restarono in quel punto fino al tramonto, semplicemente a godersi il mare.

la felicità talvolta è questione di momenti, magie, e di saperla afferrare per il tempo che dura, ma può prolungarsi a seconda della nostra capacità di viverla.




mercoledì 11 ottobre 2017

favola all'incontrario.


Mi sono sempre piaciute le favole all'incontrario.
Quelle che cominciano con una fine e terminano con un inizio.
In fondo le trovo più vere o più umane.
Ho un'ammirazione per le albe che possono essere viste anche come la conclusione della notte,
o forse come la trasformazione della luce della luna in qualcosa di più luminoso.
Non mi piacciono più le storie di principi e principesse, ma sarebbe fantastico leggere di una principessa che è tornata rana perché quella era la sua essenza ed identità e ha incontrato finalmente un rospo meraviglioso che non era nulla di più e nulla di meno di un rospo ma era se stesso, nella sua unicità e bellezza, e magari si sono conosciuti sotto un temporale e sono andati a ripararsi sotto una foglia di ninfea e di stagno in stagno, di ruscello in torrente hanno viaggiato per il mondo, scoprendolo e scoprendosi e imparando che la felicità può essere un bacio umido e rugoso tra iris e lenticchie d'acqua con le libellule che fanno l'inchino alle feste d'amore.