mercoledì 11 ottobre 2017

favola all'incontrario.


Mi sono sempre piaciute le favole all'incontrario.
Quelle che cominciano con una fine e terminano con un inizio.
In fondo le trovo più vere o più umane.
Ho un'ammirazione per le albe che possono essere viste anche come la conclusione della notte,
o forse come la trasformazione della luce della luna in qualcosa di più luminoso.
Non mi piacciono più le storie di principi e principesse, ma sarebbe fantastico leggere di una principessa che è tornata rana perché quella era la sua essenza ed identità e ha incontrato finalmente un rospo meraviglioso che non era nulla di più e nulla di meno di un rospo ma era se stesso, nella sua unicità e bellezza, e magari si sono conosciuti sotto un temporale e sono andati a ripararsi sotto una foglia di ninfea e di stagno in stagno, di ruscello in torrente hanno viaggiato per il mondo, scoprendolo e scoprendosi e imparando che la felicità può essere un bacio umido e rugoso tra iris e lenticchie d'acqua con le libellule che fanno l'inchino alle feste d'amore.

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